Gli archivi dell’emigrazione antifascista
Milano, 13 dicembre 2021 dalle ore 9.00 alle ore 13.00 si terrà online sulla pagina Facebook della Fondazione Memoria della Deportazione l’incontro sul tema
Gli archivi dell’emigrazione antifascista
(L’immagine proviene da ASTi, fondo Christian Schiefer, Profughi italiani passano la rete nei pressi di Stabio, 1943).
con il seguente programma:
9:00-11:00 Coordina Massimo Castoldi (Fondazione Memoria della Deportazione, Milano)
9:00-9:30 SALUTI
Floriana Maris (Fondazione Memoria della Deportazione, Milano)
Raffaella Castagnola-Rossini (Divisione della cultura e degli studi universitari del Canton Ticino)
9:30-10:00 INTRODUZIONE
Alberto Cavaglion (Università degli Studi di Firenze)
Decontaminare le memorie del Novecento
10:00-10:20
Elisa Signori (Università degli Studi di Pavia)
Le identità multiple dell’antifascismo e le sue tracce documentarie: carte personali, archivi istituzionali, fonti ministeriali e poliziesche
10:20-10:40
Sonia Castro (Scuola Universitaria Professionale della Svizzera italiana, Locarno)
Le fonti epistolari dell’esilio antifascista: l’archivio Egidio Reale e il carteggio con Guglielmo Canevascini
10:40-11.00
Francesca Mariani Arcobello (Fondazione Pellegrini-Canevascini, Bellinzona)
Voci dell’antifascismo: l’interesse degli archivi della Fondazione Pellegrini-Canevascini per lo studio dell’emigrazione antifascista
11:00-11:20 Pausa
11:20-13:00 Coordina Francesco Scomazzon (Istituto di Storia Contemporanea “Pier Amato Perretta”, Como)
11:20-11:40
Toni Ricciardi (Université de Genève)
L’emigrazione antifascista in Svizzera nei fondi del Sozialarchiv di Zurigo
11:40-12:00
Fabrizio Panzera (Archivio di Stato del Canton Ticino, Bellinzona)
Il fondo e la banca dati Rifugiati 1943-1945 dell’Archivio di Stato del Cantone Ticino
12:00-12.20
Natalia Cangi (Archivio Diaristico Nazionale, Pieve Santo Stefano)
La memoria e le sue tracce. La “casa” svizzera di Gualtiero Morpurgo e Lea Ottolenghi
12.20-13:00
Discussione e chiusura dei lavori
Alberto Cavaglion
Università degli Studi di Firenze
Decontaminare le memorie del Novecento
Come mai negli ultimi vent’anni il razzismo e l’intolleranza sono aumentati a dismisura proprio nei Paesi in cui le politiche della memoria sono state implementate con maggior vigore?
Dobbiamo riconoscere il fallimento di quelle politiche, come fanno alcuni autori che scrivono libri «contro» quella Memoria? Non sarebbe più saggio individuare gli errori del passato e infine proporre qualche concreta via di uscita? Nella relazione ci si sofferma su uno dei concetti ormai più inattuali e logorati dall’uso: i “Luoghi della memoria”. Soprattutto quelli «minori», purtroppo diffusi, teatro di violenze di massa anche nella storia recente. Cosa fare di questi paesaggi? «Comprendere» un luogo flagellato dalla violenza, dall’isolamento, dalla riduzione dell’uomo a cosa, richiede l’intervento di quella che si potrebbe chiamare, alla maniera di Georges Perec, «memoria obliqua». Al fine di individuare nuovi strumenti e imboccare un percorso di rigenerazione. Da qui nasce l’idea di Decontaminare le memorie. Un manifesto del «quarto paesaggio», che restituisca ai luoghi della memoria quella funzione riparatrice che talvolta riesce alla letteratura, quando non è solo testimonianza.
Elisa Signori
Università degli Studi di Pavia
Le identità multiple dell’antifascismo e le sue tracce documentarie: carte personali, archivi istituzionali, fonti ministeriali e poliziesche.
Come in un prisma dalle molte facce, la storia dell’antifascismo nelle sue diverse dimensioni – italiana e internazionale, politica e culturale, soggettiva e antropologica, militante e non – è ricostruibile a partire da fonti documentarie create da attori diversi per finalità diverse. Ripensare l’antifascismo significa anche interrogarsi sulla strutturale “tirannia” delle singole tipologie di fonti nei confronti di tale esperienza storica, svincolandola dall’esclusivo antagonismo col fascismo, recuperandone la complessità e ricchezza.
Sonia Castro
Scuola Universitaria Professionale della Svizzera italiana, Locarno
Le fonti epistolari dell’esilio antifascista: l’archivio Egidio Reale e il carteggio con Gugliemo Canevascini
La relazione ha per oggetto una riflessione sul potenziale euristico delle fonti epistolari in relazione allo studio dell’esilio antifascista, sulla base di un’esperienza di ricerca dedicata alla biografia intellettuale e politica di Egidio Reale e della successiva pubblicazione del carteggio intercorso con il leader socialista ticinese Guglielmo Canevascini. L’archivio Egidio Reale, depositato presso l’Archivio Centrale dello Stato in Roma, si compone infatti prevalentemente di lettere inviate all’esule nell’arco di un trentennio. Attraverso la ricostruzione dei carteggi è dunque possibile delineare la fitta trama di relazioni che gli esuli italiani avviarono durante l’esilio antifascista con personalità europee di spicco, impegnate nella comune lotta in favore degli ideali democratici.
Tra i più assidui corrispondenti italiani possiamo citare Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi, ma anche Luigi Einaudi, Ignazio Silone, Adriano Olivetti, lo studioso svizzero William Rappard, gli spagnoli Manuel Azaña, Cipriano de Rivas Cherif e il capo dei servizi segreti americani in Svizzera, l’Office of Strategic Service, Allen Welsh Dulles. L’epistolario Reale-Canevascini, estendosi ben oltre la caduta del fascismo, consente inoltre di seguire le relazioni politiche, di amicizia e collaborazione intercorse tra i due uomini politici, travalicando le cesure storiografiche tradizionali e mettendo in evidenza fenomeni di continuità o discontinuità nelle relazioni tra la Svizzera e l’Italia, dal fascismo al secondo dopoguerra.
Francesca Mariani Arcobello
Fondazione Pellegrini-Canevascini, Bellinzona
Voci dell’antifascismo: l’interesse degli archivi della Fondazione Pellegrini-Canevascini per lo studio dell’emigrazione antifascista
L’intervento si strutturerà in due parti. Nella prima verrà proposta una rapida panoramica dei fondi archivistici della Fondazione Pellegrini Canevascini che conservano documenti interessanti per lo studio dell’emigrazione antifascista in Ticino e in Svizzera. Nella seconda verranno poi presentati i dossier di alcuni rifugiati politici e razziali custoditi in particolare nell’archivio di Francesco Nino Borella (1883-1963).
Esponente di rilievo del Partito socialista ticinese, in cui fu per lungo tempo il solo avvocato, e Consigliere nazionale, Borella prestò assistenza legale a diversi esuli in fuga dalle persecuzioni del fascismo italiano o del nazismo tedesco. Attraverso queste carte si cercherà quindi di ridare voce a oppositori e vittime dei fascismi europei, giunti per vie diverse nel Ticino degli anni Trenta e Quaranta.
Toni Ricciardi
Université de Genève
L’emigrazione antifascista in Svizzera nei fondi del Sozialarchiv di Zurigo
L’antifascismo in Svizzera costruì le forme embrionali dell’associazionismo italiano in migrazione che si svilupparono in maniera capillare in tutta la Confederazione a partire dal secondo dopoguerra. Zurigo, insieme a Ginevra, rappresentò uno dei centri nevralgici di questa esperienza. Infatti, le prime Colonie Libere Italiane videro la luce proprio a Ginevra (1925) e a Zurigo (1930), grazie a un gruppo di antifascisti (tra cui, Reale, Chiostergi, Schiavetti, Medri).
Il loro operato trovò un contesto favorevole grazie alla storica presenza di socialisti e anarchici. Inoltre, il ristorante Cooperativo di Zurigo, la Scuola Libera di Zurigo e l’associazione Mansarda agevolarono il percorso di costruzione della rete antifascista in Svizzera e del suo successivo sviluppo. La rete crebbe in maniera capillare nel paese, tanto che all’indomani dell’8 settembre italiano, nel novembre dello stesso anno, ad Olten, fu fondata la Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera. Il Sozialarchiv di Zurigo rappresenta indubbiamente l’archivio che raccoglie documenti di varia natura, essenziali per la ricostruzione di questo percorso.
Fabrizio Panzera
Archivio di Stato del Canton Ticino, Bellinzona
Il fondo e la banca dati Rifugiati 1943-1945 dell’Archivio di Stato del Cantone Ticino
Il fondo Rifugiati 1943-45 raccoglie gli incarti personali dei rifugiati accolti nel Ticino tra il settembre 1943 e l’aprile 1945. Esso contiene le informazioni principali di 13.596 espatriati, per la maggior parte italiani: non si tratta soltanto di rifugiati civili; anche se questi rappresentano la maggior parte, vi si trovano tuttavia anche incarti di contrabbandieri, passatori e rifugiati, in prevalenza militari, in fuga dai campi d’internamento svizzeri.
Prendendo ad esempio quanto fatto nel 2000 dall’Archivio cantonale di Ginevra, è stata realizzata anche all’Archivio di Stato del Canton Ticino, grazie ai finanziamenti del FNRS e del Cantone, la banca dati del fondo Internati 1943-45, contenente 14.508 record (un dossier personale può riferirsi a più nominativi). I campi informatici presi in considerazione informano su quattro realtà ben precise: i dati personali di ogni rifugiato; il momento dell’espatrio; le condizioni e le vicende del soggiorno in terra ticinese; gli altri fondi archivistici utilizzati per completare i dati presenti negli incarti personali dei rifugiati. Una particolare attenzione è data alla biografia sommaria di ogni rifugiato, che consente di ricostruirne a grandi linee la storia personale.
Natalia Cangi
Archivio Diaristico Nazionale, Pieve Santo Stefano
La memoria e le sue tracce. La “casa” svizzera di Gualtiero Morpurgo e Lea Ottolenghi